Gli alberi senza foglie che sorgono dall’acqua in parte stagnante, il profilo dell’amata Mantova lontano all’orizzonte, il pescatore che quietamente attende il suo pesce usando un’esile canna dal filo perpendicolare alla superficie liquida. Colori, soprattutto colori, che Mario Lomini sa distribuire con abilità, arrotondando le figure e le fattezze del paesaggio. C’è in lui l’eco evidente degli anni lontani in cui imparava l’arte a Monaco di Baviera, proprio nel tempo in cui le diverse secessioni pittoriche agitavano l'Europa. C’è infatti qualcosa di liricamente espressionista nel suo modo di trattare, con grande amore, il tema che di volta in volta affronta. Argomenti che certamente nel corso della sua vita diventano sempre più intimi e sempre più umili, senza che questo impedisca ai suoi quadri di mostrare una forte verità interiore. Nei dettagli, certo, ma anche nella composizione di insieme, che manifesta qui una bellissima luminosità ed una perfetta descrizione della particolare natura acquatica della città virgiliana e dei suoi dintorni.