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Il marmo e la corda sono messi significativamente in dialogo da Maria Dompè, che nelle sue prime opere romane abbina di frequente questi materiali di origine tanto diversa: l’uno nobile, l’altro umile. L’artista sembra mettere in scena un colloquio
immaginario fra i due elementi: accostati con elegante sobrietà, quasi a suggerire nella forma un capitello appena rinvenuto, marmo e corda si raccontano vicendevolmente le proprie storie perdute e ritrovate nel tempo e nella memoria.
Il travertino rammenta lo splendore dei templi antichi, l’imponenza dei palazzi imperiali, l’ingegno di ponti e acquedotti, le maestose architetture che con il loro biancore illuminavano il Mediterraneo di cultura e conoscenza; la rete ricorda i mestieri
umili e necessari, le mani odorose di pesce e salsedine, l’incessante brusio delle onde e delle esistenze crude di quegli uomini, pescatori e navigatori e sognatori, che solcavano
il mare nostrum affamati di vita. Testo di Cristina Antonia Calamaro

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  • Titolo: Mare nostrum
  • Creatore: Maria Dompè
  • Data: 1990
  • Dimensioni reali: w89 x h95 x d50 cm
  • Provenienza: Roma, collezione dell'artista
  • Tipo: sculpture
  • Diritti: Immagini Gardaphoto, Salò
  • Materiale: marmo e rete
  • prestito: Roma, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Collezione Farnesina

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