Subito dopo il Compianto, Correggio dipinge la tela con il Martirio dei santi Placido, Flavia, Eutichio e Vittorino, un soggetto piuttosto inconsueto, richiesto probabilmente dallo stesso committente, che ha anche un preciso significato simbolico. Placido fu uno dei primi discepoli di San Benedetto; recatosi in Sicilia per evangelizzare e diffondere la regola benedettina fu ucciso insieme ai fratelli durante un invasione di infedeli.
La violenza è ancora in atto: Eutichio e Vittorino sono già stati decapitati, mentre Placido e Flavia, al centro della scena, attendono con serena rassegnazione il colpo finale. Lo sguardo estatico dei due santi già si rivolge alla visione del Paradiso e alla promessa di salvezza eterna suggellata dalla presenza dell’Angelo che giunge in volo, recando la corona, la palma e il giglio.
L’impostazione asimmetrica e diagonale acuisce il contrasto tra la spirituale compostezza dei due santi e la brutalità dei gesti dei carnefici, amplificando la tensione drammatica della scena e il crescendo di violenza rappresentato, a cui concorre anche la vivida intensità cromatica del colore blu dello sfondo.
Tra i due dipinti della cappella Correggio stabilisce dunque un preciso rapporto testuale, fondato non solamente sulla medesima struttura compositiva ma sul tema comune del sacrificio e del martirio come percorso verso la salvezza, che si rivelerà particolarmente funzionale alle necessità della Chiesa controriformata.