Tre grandi esponenti della cultura artistica veneziana, Piazzetta, Tiepolo e Pittoni, vengono incaricati dai Cappuccini di Parma, all’incirca alla metà degli anni trenta del Settecento, di realizzare ciascuno una pala d’altare per la chiesa dell’Ordine, dedicata a Maria Maddalena e scelta anche dai duchi Farnese come mausoleo familiare. Dei tre artisti, che seppero interpretare con un linguaggio assolutamente moderno le grandi tematiche sostenute dai francescani, Giambattista Pittoni eseguì, per la seconda cappella a destra, questa straordinaria interpretazione della Maddalena penitente. Nella tela è raffigurato l’episodio ultimo della vita della santa, quando, lasciati tutti i beni terreni e dimentica degli amori passati, si ritira in un mistico eremitaggio in Provenza. Il pittore veneziano la ritrae inginocchiata su una povera stuoia di paglia intrecciata, totalmente sola, all’interno di un antro silenzioso e vuoto, mentre contempla adorante il Crocifisso, attorniata dagli oggetti penitenziali. Lo scorcio inconsueto e il profilo sinuoso danno risalto al volto dai lineamenti stravolti, ai lunghi biondi capelli, sciolti su un corpo dalla muscolatura contratta e dalle candide carni. Il morbido chiarore notturno che avvolge ogni cosa, la luce interiore che ella emana e ne arrotonda le forme e ne rischiara le vesti, sono caratterizzati da una stesura pittorica particolarmente raffinata che accentua il sentimento patetico e l’atmosfera ascetica, pur conservando una qualità formale rigorosa ed eletta.
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