476
SVILUPPI DELLA SCENOGRAFIA TEDESCA
nessuno degli attori comprendeva. Era l'estrema conseguenza dell'esi-
genza annunziata un giorno da Gordon Craigh, di creare lo spet-
tacolo puro»; esigenza reale, storica, nell'Europa contemporanea,
altrimenti
non si spiegherebbe come il Habima possa da quasi dieci
anni girare mondo ed essere ovunque proclamato come il più alto
grado artistico raggiunto finora dal teatro europeo. Subito dopo non
poteva venire che il « Processo di Mary Dugan ).
Quanto noi sosteniamo del
teatro Habima è tutt'altro che un
paradosso. Basta pensare alle origini pratiche di questo teatro, sulle
quali
, del resto, in Europa si hanno pochissime idee e assai confuse.
Forse confuse un poco ad arte da coloro stessi che presiedono le
sorti del Habima. Si chiama « Teatro ebraico di Mosca », e già qui
c'è un equivoco, poiché non vi si recita nel ben noto dialetto jiddisch
che bene o male tutti gli ebrei della Russia dominano, anche se non
l'usano familiarmente. La lingua invece del Habima è l'ebraico auten-
tico, la lingua dell'Antico Testamento, o piuttosto del Talmud. Lingua
che all'infuori dei rabbini nessuno ha mai parlato. Essa è invece
adottata dai sionisti, in Palestina, ed il Habima fu fondato a Mosca
nel '19 e nel "20 coll'intenzione di portare appunto in Palestina un
teatro bell'e pronto, quando la colonizzazione della Terra Promessa
fosse tanto progredita da consentire la vita anche ad un teatro. Biso-
gnava perciò recitare in talmudico, lingua che nessuno degli attori,
al momento della fondazione del teatro, conosceva, se non
in modo
molto approssimativo.
Ma,
e questo è quello che importa di più, il nuovo teatro sorse
sotto il patronato diretto di Stanislavski (un russo puro), ed il suo
primo régisseur fu lo scolaro di Stanislavski, Vachtangoff,
un armeno.
Nessuno dei due si era mai sognato di sapere parlare o anche solo
di comprendere il linguaggio talmudico. Il Habima fu dunque un
ulteriore
sviluppo del teatro russo, l'ultima trasformazione dell'arte
quale derivava dalle correnti stabilite in Europa dalla Duncan,
da Gordon Craigh e sviluppate da Reinhardt, da Stanislavski, da
tutti gli schiavi del nuovo credo teatrale, lo spettacolo puro. Habima
lo realizzava in maniera assoluta, le parole vi si trasformavano in
musica, i gesti in danza, ogni spostamento dei personaggi in coreo-
grafia. Cinematografo agito e sonorizzato . Solo vi era abolita la
preoccupante parola umana.
scenica
Max Reinhardt doveva easere, più che i russi, il realizzatore
di questa tendenza; ma egli aveva dieci, quindici anni di trionfi da
percorrere prima che le deficienze del suo teatro apparissero evidenti,
prima di toccare i limiti fissati al successo dello spettacolo puro ),
e cadere nel vuoto che egli stesso si era scavato sotto i piedi. Appena
SVILUPPI DELLA SCENOGRAFIA TEDESCA
477
per
egli
avvenuto il suo passaggio al Deutsches Theater si mostra quella che
da prima pare un grande merito, la sua versatilità: non c'è poeta
che egli non riesca a mettere in scena, e sempre ottenendo resul-
tati meravigliosi, tutte le scuole sono rappresentate nel suo teatro:
Hauptmann ed i neo-romantici, Wedekind e Strindberg, Ibsen e Shaw;
ed i classici di tutti i paesi e di tutte le epoche. Tutti trovano una
lieta accoglienza da Reinhardt, purché portino un buon pretesto
una notevole messa in scena. Di più al poeta non si chiede, né
osi domandare di più. Questo è un grave torto di Reinhardt verso
la cultura del suo paese, indubitabilmente; ma più duramente di
tutti questo torto l'ha espiato egli stesso, poiché fu per questa man-
X canza di un preciso
contenuto spirituale che il suo teatro finì. Ma
d'altra parte egli era veramente un artista, l'arte del régisseur lo domi-
nava interamente, e non gli
limitazione
che nobilitano, per
esempio, la figura di un Brahm, di
un Lugné-Poe. Lo spettacolo stava per lui al di sopra di tutto e vera-
mente egli riescì a fare del palcoscenico uno strumento così agile,
lieve, sensibile ad ogni sfumatura del
quanto tolse alla Germania in intima gusto delle intenzioni,
che
e forse a mille doppi, in questa capacità di usare della scena con
una facilità quasi magica. Egli è l'unico regisseur al quale non si
possa fare il rimprovero di agire come un livellatore, ed in conclu-
sione un limitatore delle forze degli artisti
. Gli attori di Stanislavski zidum fuu
chini. Reinhardt
è sempre stato un suscitatore di energie interpretalicka che
tative. E si comprende
anche facilmente perché: egli non aveva come
Brahm, come Stanislavski, l'unico ideale di dare un'interpretazione '
perfetta dell'opera scritta; egli voleva ottenere un effetto
scenico.
Sapeva estrarre
dal resto tutte le possibilità; ma non esitava ad aggiun-
gerne di nuove. L'attore era perciò limitato dalla cornice dello spet-
tacolo immaginato da Reinhardt; da null'altro; epperò aveva un lar-
ghissimo campo di libera invenzione, di estrinsecazione della sua
personalità.
Al principio della guerra l'arte scenica era divenuta, per
opera
di Reinhardt uno dei più perfetti mezzi di espressione dello spirito
tedesco. Sotto la sua direzione e sotto la spinta del suo esempio stra-
ordinario, ottime scene incominciarono a sorgere in ogni città della
Germania; senza dubbio non si faceva altro che del Reinhardt; ma
questo vuol dire che si davano interpretazioni perfette nel senso
più elevato della parola. Reinhardt non seppe o non volle o non