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Materialità dell'opera d'arte, Oggetto 8

Carla Lonzi[1968]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italy

Fotocopia dell'articolo Tecniche e materiali, a cura di Carla Lonzi, Tommaso Trini, Marisa Volpi Orlandini, «Marcatré», n. 37/38/39/40, 1968; frammento di articolo dattiloscritto con correzioni manoscritte del dialogo con Pietro Consagra.

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  • Title: Materialità dell'opera d'arte, Oggetto 8
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: [1968]
  • Transcript:
    TECNICHE/MATERIALI porre ai tecnici qualche miglioria su prodotti in commercio, nient'altro, an- che se manco di materiali che po- trebbero meglio risolvere i miei pro- blemi estetici e so quali dovrebbero essere. Ne ho parlato con alcuni in- gegneri e mi hanno confermato che certi problemi, che capiscono per- fettamente, stanno risolvendoli. D. Quindi l'informazione dovrebbe essere reciproca, l'industria dovrebbe conoscere le vostre difficoltà tecni- che, è cosi? R. Si per quanto mi riguarda lo ho sempre pensato all'ambiente totale e uno dei miei problemi è stato quel lo di serificare le pannellature che mi danno questi ambienti di luce. Ciò riguarda direttamente la produ- zione normale di serie, che ha già prospettato le soluzioni che saranno normali nel dopodomani, non dico domani perché probabilmente non ci si arriverà ancora. Ma è anche vero che continuano qui a Milano a co- struire per esempio case con il punto luce centrale al soffitto, per cui biso- gna prevedere una continua proget. tazione di plafoniere o di lampade con la tige come al tempo della non- na, e ciò fa retrocedere sempre da queste nostre soluzioni che hanno già eliminato la lampadina, il como- dino da notte e tutte queste storie. In questo senso, l'industria è interes- sata alle nostre proposte avanzate. D. E c'è naturalmente un problema di costi, lo hai accennato all'inizio. R. C'è un enorme problema di co- sti, questo è un problema gravissimo perché attualmente sono ancora cosi poco usati certi materiali, e non parlo tanto del vetro quanto dell'alluminio. che la ricerca tecnica non può es- sere approfondita, e le poche serie che escono sono poco studiate e hanno costi molto alti. C'è poca ri- chiesta e quindi uno sviluppo limi- D Per quali ragioni preferisci il le- tato proprio in quella ricerca che do- vrebbe favorirci. gno ai materiali sintetici? Ř. Soltanto ragioni pratiche, dal mo- mento che il materiale non m'interes- sa come percezione qualitativa, ma solo come elemento funzionale e sup- C'è un rapporto tra i tuo lavoro porto concreto di una percezione ba- il "design sata sul colore e sulla dimensione. R. Certamente vi è un'analogia nel Le ragioni pratiche sono: a) facilità ciclo di realizzazione: progettazione di reperimento e lavorazione artigia- con schizzi e disegni in scala e rea- na; b) basso costo rispetto ai mate- lizzazione pratica di tipo artiganale. riali sintetici: c) possibilità d'inter- E forse è insita anche nella dimen- vento con diversi cicli di verniciatura sione percettiva dei miei lavori, che e laccatura. L'inconveniente princi- sono orientati verso un'idea di am- pale consiste nel fatto che gran parte biguo equilibrio tra oggetto reale e del ciclo di laccatura (alla nitrocel- struttura astratta: esempio, i tavoli di lulosa) potrebbe essere evitato, se disegno particolare, che ho fatto fino non dovessi eliminare pori e venature ad oggi. in modo da rendere il legno un sup- porto perfettamente neutro. La verni- ciatura richiede 13 o 14 fasi tra pro- tezione, rasatura, stuccatura, liscia- tura e colorazione vera e propria a spruzzo D. L'industria può risolvere ogni tuo problema tecnico? R. In genere no, l'industria tende a risolvere problemi che stimolino solo un maggior consumo; le sue esigenze sono puramente economiche. Nel mio caso c'è un'eccezione: una piccola industria altamente specializzata nel- la fabbricazione di vernici speciali collabora a risolvere i miei problemi. Grazie ad essa, ho ottenuto una ve- ra e propria plastificazione del le- gno, con un aumento della sua resi- stenza meccanica; lo ricopro con uno stucco a base di cloruro di polivini- le, e dopo la lisciatura e una mano di isolante a spruzzo, lo coloro con vernice poliestere che ha la durezza della porcellana. Trattato in questo modo, l'obece costituisce per me, e in questo momento, l'optimum. D. Parlami dei colori, dato che sono cosi importanti nel tuo lavoro. R. Dapprima ho usato vernici alla nitrocellulosa mescolate con pasta - pacante per avere il "semiopaco Mescolo sempre tinte basi per otte- nere la tinta sul campione che mi sono preparato a tempera o che ho scelto da una cartella di colori di una marca industriale. Ho una car- tella di colori ideali che comprende piú di 300 tinte e l'aumento conti- nuamente ad ogni studio di colore che faccio: ne studio tutte le grada- zioni di timbro e di tono: esempio, tra un rosa giallastro e un bruno ro- sato ho ottenuto 84 tinte tutte diverse tra loro. Ora uso vernici poliestere poliuretaniche, cosi ottengo piú fa- cilmente le tinte basi più difficili e con la percentuale di pigmento da me desiderata: i colori industriali hanno una pigmentazione piuttosto scarsa. Quindi la mia scelta ora va all'origine del colore, al pigmento di cui ho parecchi cataloghi. Grazie alla collaborazione industriale, produrro presto lavori nuovi con colori metal- lizzati di un'intensità e forza mai vista nell'applicazione industriale o artigia- nale. Questa nuova possibilità crea. tiva mi viene proprio dall'informazio- ne tecnologica e dall'assistenza tec- nica della fabbrica a cui ho accen- nato. GIANNI PIACENTINO D. e D. Hai potuto risolvere tutti i tuoi problemi nella realizzazione degli *ambienti cronotopici"? R. Eh no, non li ho risolti come volevo. Anzitutto, le misure: avrei vo- luto superfici continue e non inter- rotte da strutture, ma dai forni esco- no lastre di vetro temperato non piú lunghe di tre metri, e cosi pure per i profilati che se sono troppo lunghi debbono essere rinforzati e risultano estremamente pesanti. Le stesse strutture, inoltre, devono essere se- zionate per la solidità della costru- zione. Anche queste difficoltà dipen- dono come ho detto dalla limitatezza della richiesta di determinati mate- riali. Con un più alto consumo, ditte come la San Gobain metterebbero in pratica altri forni per cristalli piú grandi e piú spessi, ecc. Ď. Credi che questi problemi inte- ressino anche gli artisti oltre che gli architetti, o comunque alcuni di que- D. Si dovrebbe organizzare anche da noi un centro d'informazione tec- nologica come quello patrocinato da Rauschenberg e kluver negli Stati Uniti? R. Sarebbe veramente auspicabile la costituzione di un simile centro, in modo che l'informazione tecnologica diventi veramente facile, senza inutili 70 sti e di quelli? R. Per quel che ne so io, non ci sono artisti che s'interessano a pro- blemi del genere. Qui devo essere molto cattiva purtroppo, ma tutti que. sti artisti delle nuove ricerche non vedono più in là del loro oggettino per cui non potranno mai proporre grosse soluzioni ambientali.
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