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Mostre a Milano, Oggetto 3

Carla Lonzi[1960] - [1969]

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italia

Copia carbone dell'articolo per la radio: Carla Lonzi, Rassegna d'arte: Mostra d'arte americana a Milano, "L'Approdo", trasmesso il 14 maggio 1960. Fotocopia del testo Carla Lonzi, Mostre a Milano, «L'Approdo letterario», aprile-giugno 1969, pp. 132-134; presenti fotografie scattate presso la Galleria Nieubourg di Milano: sono ritratti, tra glia altri, Carla Lonzi, Luciano Fabro e Pietro Consagra.

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  • Titolo: Mostre a Milano, Oggetto 3
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: [1960] - [1969]
  • Trascrizione:
    n45 Afferodo letterario di coscienza, situazioni o sentimenti angoscio- samente indefiniti. Francese insomma nonisti tuisce nell'opera l'impressione della realtà, né il suo superamento deformato con violenza, ne il trauma diretto, ma una situazione che si svi- luppa nella realtà quando essa viene a contatto con l'intrico dei fondi e gli strati multipli della psiche; la sua immagine quindi va molto al di là dello stato d'animo. I titoli inventati da Francese del resto sono sempre stati significativi, nel tentativo di dare l'avvio o l'apertura alla situazione che si fa poi ricchissima nell'immagine. I fogli degli ultimi anni sono uniti sotto il titolo generale di «Be- stiario, un'idea vecchia, ripresa ora con un lavoro più sistematico. Formano già nell'insieme un poema intenso e angosciato della vita umana nella città; vi predominano gli elementi e i sim- boli dell'incertezza, dell'instabilità, della vitalità impotente: la finestra aperta, la soglia, incertezza fra l'interno e Vesterno; una figura che si affaccia o si ritrac , che « dispera di elevarsi », incertezza quindi nell'atto vitale da compiere; l'alba o il tramonto, incertezza del tempo, ore di trapasso, inizio o fine. Lo spazio psicologico dell'opera si è fatto in questi fogli più gremito e spesso, ma anche più libero, poiché ormai il complicato meccanismo del rapporto con la realtà ha assunto uno svolgimento quasi naturale. Il colore poi, nei pastelli e nelle tempere, corrisponde diretta- mente a questa rinnovata ricchezza; che sia di uno splendore violento ma tutto rappreso e in- ternato con striscie di luce di una intensità bon- nardiana, o sottilmente diffuso, sparso quasi con delicata fragilità ma di una forza espressiva che non vien mai meno ad esprimere un ineliminabile fondo di dramma. ROBERTO TASSE Mostre a Milano Recentemente a Milano abbiamo visto alcune tra le mostre più interessanti della stagione '68-69. Tralasciamo quelle che, pur presentando artisti diciamo importanti, tuttavia non aggiungono mol- to a ciò che già sappiamo di loro; occupiamoci Afile - quique 1969 invece di artisti che si sono rivelati sotto un aspetto particolare. Cominciamo dai giovani. Alla Galleria Nieu- bourg un artista di Torino, Giulio Paolini, ha esposto una serie di opere tutte con un medesimo spunto e con una medesima tecnica. Si tratta di riporti in bianco e nero su tela fotografica di qua- dri o di dettagli di quadri del passato, da Lotto a Ingres, da Poussin a Henri Rousseau. Uno, per esempio, è la riproduzione, di grandezza uguale all'originale, del quadro « Ritratto di giovane » di Lorenzo Lotto. La chiave del lavoro sta nel titolo attribuito da Paolini «Giovane che guarda Lo- renzo Lotto »> in modo da ripristinare idealmente il momento in cui il quadro è stato fatto, non come momento culturale, ma come rapporto privato c esistenziale tra pittore e il modello, e in modo da creare nello spettatore attuale l'illusione di essere egli stesso Lorenzo Lotto. Così per l'ultimo qua- dro di Velasquez «Las Meninas »: Paolini ha iso- lato le immagini riflesse dallo specchio che, se- guendo la logica della finzione pittorica della scena, non sono altro che l'ultima cosa vista da Velasquez. Un quadro bianco di pochi centimetri quadrati rappresenta la zona di luce dipinta da Raffaello nel tempio de «Lo sposalizio della Vergine »; mentre la mano, attribuita da Ingres a Poussin nel quadro «Il Trionfo di Omero, permette a Paolini di affermare con la didascalia « Poussin addita gli an- tichi come esempio fondamentale ». La silhouette della Libertà, dal quadro omonimo di Rousscau, ritagliata, racchiusa tra due sagome di plexiglas appesa per un filo al soffitto, pone tutta la mostra sotto il segno di un'apparizione. A chiusura, sulla parete di fondo, una fotografia della sala presenta la Galleria completamente vuota, come se le im- magini del passato avessero deposto per una illu- sione ottica le loro ombre sui muri, evocate dal- l'artista, ma irreali li e incorporee: fuori dello spazio e del tempo, fuori dai contesti e dalla stessa cate- goria storica, nel loro puro valore di immagine, dunque in una specie di essenza metafisica. In quell'essenza Paolini sembra aver riconosciuto la sua propria natura di pittore. La mostra di Luciano Fabro, sempre alla Galleria Nieubourg, con l'opera dell'ultimo anno di lavoro dell'ar: caratte motiv prattu 63 e e met traspar l'inclit sottile sotto della st'ord name: accon mostr l'Italia di lan sul re Italia coron poner nume spiega grand lamie nitesi golo lungh vono tore vasta bene una venit in u divul marid estra tivo cric addo critic in lu
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  • Note: Cfr. anche fascicolo I.3.3.35 «L'Approdo letterario» [il materiale è stato diviso per dare maggior risalto al carteggio] ed il fascicolo I.3.2.4 Viaggio negli Stati Uniti.
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