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Mostre a Roma, Oggetto 2

Carla Lonzi[1967]

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

Stesura dattiloscritta di: Carla Lonzi, Calder e Tinguely a Roma, «L'Approdo letterario», XIII (1967), n. 38, pp. 131-132.

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  • Title: Mostre a Roma, Oggetto 2
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: [1967]
  • Transcript:
    Calder e Tinguely a Roma La stagione di mostre '66-67 sta terminando a Roma con le personali di due soultori cinetici: Alexander Calder alla Galleria Arco d'Alibert - Jean Tin- guely alla Galleria Jolas-Tazzoli. Caldor ha quasi 70 anni ed è un pinniere della scultura in movimento, i suoi "mobiles" sono ormai tra le invenzioni dell'arte moderna più noto al pubbli- co di tutto il mondo. si compongono di lamelle in ferro ritagliate secondo forme di una geometria a mano. libera con allusione a poche immagini elementa- mediante ri-gole foglie pesci- ez sospese le une alle altre te un sistema a bi- lancere multiplo. Il movimento viene provocato da un qualunque spostamento in presso a una delle lamelle che, turbando l'equilibrio a bilancere, lo trasmet- terà a tutte le altre. Cosl un alito di vento o un semplice gesto della mano possono azionare questi insiemi mobili di forme, queste girandole di pendagli neri o rossi o gialli che fluttuano nello spazio, vi galleggiano elasticamen- te secondo un gioco di ripecussioni, spinte e controspinte, articolato e del tutto naturale. Infatti è ancora il movimento delle cose create a felici del- l'universo, un movimento coordinato ma non vincolante, ogni elemento risente 11 contraccolpo provocato dagli altri elementi che, con lui, fanno parte di un sistema, ma questo contraccolpo è un'eco armoniosa di situazioni sempre nuove e stimolanti che fanno vivere sia l'insieme sia le singole forme. Come un albero o una costellazione. Essi oi portano a partecipare dello spazio co- me a una condizione poetica che libera l'uomo dalle leggi di gravità e da o- gni limitazione materiale. In questo atteggiamento riconosciamo la caratteri- nhat- stica spirituale di tutta una generazione di padreterni, di esseri che non sembrano toccati dai profondi disagi del mondo o che almeno vi si contrap- pongono fidando ciecamente nei valori della fantasia e dell'arte: da Mird a Arp, da Ernst e David Smith allo stesso Klee che, non a caso, gli allievi della Bauhaus chiamavano "41 buon Dio". Calder dà a questo atteggiamento una inflessione particolare e spiccata di gioco, proprio di tipo infantile, e di lavoro, proprio di tipo artigianale e manualet cosi la favola è completa, questa saggezza imperturbabile che non è la conquista di una vita, ma una x specie di dono delle fate, qualcosa che si ha gratuitamente l'in dall'inizio. Al confronto le sculture cinetiche di Tinguely sembrano distanziarsi nel tem- po non di dieci o vent'anni, ma di cinquanta o di cento. L'armonia umana e infallibili naturale di Calder si è rotta, le sfere celesti non ruotano più sospese . pro tettive sul destino umano, rumori angosciosi e meccanismi sferraglianti of
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