Viviani
Giuseppe Viviani è da inten-
dere nel clima di crepuscolari-
smo non estraneo a sollecitazio-
ni metafisiche, novecentiste, per-
sino - in accezione particolare
- surrealiste, assorbite pero da
una disposizione al sentire flo-
«
reale, fluido, intimistico, in
qualche modo visionario. Que.
sto per localizzare all'incirca la
situazione del pittore (ma so-
prattutto disegnatore ed inciso-
re), che offre alla «Strozzina
una serie di 54 disegni a ma-
tita. penna, sanguigna, matita
celeste, stecco, rossetto dal 1938
al 1954. Un complesso che trac-
cia un sommario percorso
questo singolare pittore. Il qua-
attenendosi al procedimento
di soppesare valori impereetti-
bili, millimetri d'ombra, moleco-
le di chiaroscuro, spicchi di lu-
ce, è riuscito a fare del suo stu-
pore qualcosa di timidamente
lirico, di flebilmente decadente
che se non convince alla prima
almeno disarma, invita ad un
esame attento del suo paziente
lavoro di resa. Cosi acquista un
attimo di autenticità la lettera-
tura lievemente rancida, l'im-
percettibile disagio delle scene
di spiaggia con i venditori dal
volto di neonati accanto alla ri-
gogliosa, stellante merce di co-
comeri, ai biscottini senza gusto
in forma di cuore, di larva, dei
veli esangui che si impigliano
tra le volute delle sedie liberty
in una animazione quasi scon-
veniente, e colombiere, orchi-
dee, il battistero di Pisa, foglie
di fico e di quercia, busti, ala-
bastrini, pesci, calle. fucili... un
abbecedario di chincagilerie por-
tate in riva al mare, alla luce
aperta, magari con il comodino
che le conteneva o l'armadio. .
Persino il sinistrato sembra un
gelataio, magari piu Infantile e
demente ancora, con accanto la
casetta che si è rotta svelando
la propria fragilità di balocco.
cosi la serie delle macerie sul
mare (1945-1948) sono oggettini
di zucchero fato, con un'aria
tesa pero un modo di far arre-
trare l'ombra, che indica - da
lontano lo studio delle vo-
lumetrie neo-impressioniste di
Seurat.
Aria diversa in rari paesaggi
dal 1941 al 1945 dove è fermato,
con incanto, quel modo di fu-
tare il tempo proprio dei cac-
ciatori o dei pescatori nelle
glornate mosse. Mentre l'ultima
serie di ritratti (1953-1954) SCO-
pre, a nostro avviso, il lato pin
debole ed autolesionista, ma an-
che più amaro, di questa favola
della mitezza.
C. L.
Saroni
Il torinese Sergio Saroni è pre-
sente con nove tele ad olio e
vari disegni a inchiostro nella
vetrina de La Strozzina , per
la prima volta a
Firenze. Ne vi
giunge in ritardo, semmai in an-
ticipo, essendo giovanissimo. del
1935 (come si legge nel catalogo
dell'ultima Biennale veneziana).
ma chiaramente la questione non
e da porre sulle date, piuttosto,
come sempre, sulla sostanza, cice
sulla scelta che il pittore ha
compiuto nei confronti della tra-
dizione pittorica e sulla qualità
del suo apporto.
La prima è avvenuta nell'am-
bito di Torino rimasta aperta
alle sorti di una pittura che, tra
accademie e avanguardie, cerca
di stabilire l'incontro diretto tra
l'uomo moderno, la sua presen-
za viva, cosciente, la sua con-
traddittoria testimonianza di
progresso e e di incontrollabile
polivalenza del progresso stesso.
e la pittura i cui elementi
disegno e colore - sfuggano al-
la forma e alla deformazione ap-
prese.
Moreni e Spazzapan - attenti
in varia misura queste esi-
senze - hanno indirizzato Sa-
Toni alla vicenda che il pennel-
lo o la spatola possono compiere
sulla tela in una ricerca ora mi-
surata, cauta. accerchiante, orn
inseguita a colpl. a scatti per
dermare in successive approssi-
mazioni quegli aggregati di
materia in cui è contenuta la
impronta (non quella naturali-
stica della versione bolognese,
avverte Il catalogo) di una de
cisa volontà espressiva
Una indicazione che, tramite
Saroni, giunge ben accetta in
questa stagione di mostre fio-
rentine, ad arricchire un discor-
910 non accademico e formale.
sulla vitalità e gli orientamenti
della pittura italiana, confinato
troppo spesso entro i comparti-
menti stagni del duello tra rea-
lismo e astrattismo. Dove 11 pri-
mo termine, a nostro avviso,
non puo - a priori - Identif-
carsi con formule prestabilite o
comunque escludere da sé espe.
rienze che si svolgano in altri
settori dell'arte moderna, sotto
pena di proporre una distinzio-
ne formale.
Quadri come Mandorli in fo-
re», «Dopo la pioggia Ri-
cordo di Roveseala (i titoli 11
abbiamo trovati dietro le tele:
per una ingiustificata distrazio-
ne organizzativa non figuravano
nell'apposito cartellino a lato)
sono pezzi di press rapida, co-
municativa, dove 11 rapporto con
le cose e cercato in chiave di
reazione personale, non gretta-
mente esoterica, nè passivamen-
te obbiettiva, con proposito spe-
ricolato e rischioso. Non di-
remo con questo sarebbe assur-
do che i problemi vi siano tutti
affrontati a tutti risolti, che vari
punti rimangono da chiarire, e
da moderare qualche intempe-
Tanza e vistosità, qualche spre
co, ma certa aspra e irregolare
saldezza della costruzione e del-
l'impasto: un modo inventivo e
vibrante di fronteggiare il mez
zo espressivo, una capacità di
centrare le proprie immagini, ci
cenvincono della forte disposi-
zione di Saroni. I mandorli che
scoppiano in rosa-acido tra pa-
reti brulle e soffocate. la lama
di sole che s'incendia nella spec-
chiante atmosfera temporalesca.
la mano aristocratica del vesco-
vo, calcinata sul velluto rosso-
cupo (un quadro dove l'abilith
gloca un ruolo alla fine
eccessivo), la donna che squa-
derna il busto larghissimo da
atleta in una apparizione Iro-
nica e barbarica di matriarcato
(ricordo di certe Eve dekoonin-
ghiane). i disegni con i clari-
netti articolati e pesanti. evnt
eatidiremmo, sul registro di
basso, lo squarto di bue in ma-
niera grande . sono comunica-
zioni e scoperte di un contem-
poraneo.
MOSTRE
D'ARTE
A FIRENZE