J. Cassou ( Le Cubisme) afferma che "l'univers cubiste apparait comme un
univers du discontinu ". Attraverso la méthode mentale ", tuttavia, quel=
l'universo découpé " tende ad una fondamentale ambizione costruttiva:
struttura, ossia plastica, è il suo termine ideale. Il cubista è un costrutu
tore: egli sostituisce con una sintesi la nostalgia romantica da cui pure è
nato: la favola ( märchen ).
Quello che l'arte cubista rappresenta in quanto sintesi del discontinuo
( struttura ) in senso plastico, potrebbe forse rappresentare l'arte #astrata
ta come sintesi discontinua, struttura, in senso ritmico: la nostalgia ro=
mantica da cui staccarla sarebbe allora il melodico - das Lied. Il cubista
ha per tangente l'epos, l'astrattista avrebbe il lirico; su questi margini
si presenterebbero anche le loro eventuali decadenze, nostalgie accentuate
dell'antico. Ad ogni modo, proprio perchè struttura ritmica - el'arte astrata
ta lo è, valga il nostro parallelo o meno -, essa ha appunto bisogno di es=
ser il ritmo di una struttura solida, öi un'architettura entro cui inserir:
si: il museo o la galleria non è il luogo più adatto per valutarla. Essa è
per natura funzionale.
Detto questo, e detto anche che per certi quadri di Nativi (ad es., Un oriz=
zonte, oi n. 7. IO, 01'8, Cronaca umana ) resta un poco incerto quanto la
galleria appesantisca #quel senso paesistico, di topografia bvista dall'al=
to, a cui egli talvolta sembra inclinato, vi è da notare con soddisfazione
come ativi, con quella sua mentalità drue et précise " ( I. Degana ) che
gli è propria, continui ad approfondire se stesso senza mai venir meno ai mor
tivi essenziali alla natura öell'astrattismo, senza tentare l'avventura cro=
matizzante o drammatizzante a cui altri astrattisti sembrano voler dedicarsi.
Si torna cifatti ai termini di cui sopra si parlava: se l'arte cubista di:
spone i suoi volumi discontinui dal piano del quadro verso lo spettatore ed
opera quindi una sintesi nello spazio ( e ciò soddisfa ancora alla nozione
ci quadro che si può contemplare), l'arte astratta parte da quello spazio
e volume non contemplabile che è l'occhio stesso dello spettatore - l'angolo
di convergenza. All'interno di quel volume e secondo il graduarsi, ora più
vicino ora più lontano, di quell'angolo essa opera sul piano la sintesi suc=
cessiva delle possibili sezioni: scomposizione dunque, poichè sul piano, rit=
mica poichè successiva, e sintetica in quanto - disponendo quegli elementi
sul piano - questo le serve solo da spettro, da cornice mobile, verso un più
profondo, interno punto di convergenza ( si potrebbe parlare nei quadri a=
stratti addirittura di una percezione del rilievo ).
Per cui, strano a dirsi, la prospettiva è tutt'altro che scomparsa dal qua=
cro astratto; solo che essa è ritmica, secondo non un solo e fisso punto di
convergenza, ma secondo molteplici possibili punti, com'è dell'angolo di
visione. Dal piano si continua ad andare attraverso lo spazio: questo è lo
spazio soggettivo, a differenza di quello oggettivo in cui ci si dispone; un
quadro astratto non lo si contempla, ma si sente. Tuttavia, è proprio la
sintesi del discontinuo operata attraverso il piano su di esso che salva
e diversifica l'astrattismo del clin d'oeil: è evidente, dunque, che subordir
natamente a questo punto di vista si presenta il problema del cromatismo. Il
colore non è il fine, ma il mezzo ( ed è la base della stessa linezza croma=
tica astratta ); quanäo l'astrattista sembri cedere alla malizia del colore
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