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Mostre d'arte a Firenze. Rubrica di «Il Paese», Oggetto 74

Carla Lonzidicembre 1956 - giugno 1957

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

Articoli per la rubrica "Mostre d'arte a Firenze" di «Il Paese»; raccolta di ritagli stampa e quaderno manoscritto con prime stesure.
Tra le mostre recensite, figurano tra le altre quelle di Pessarelli, Barbaro, Loffredo, Nativi, Peyron, Vespignani, Braque e Rouault, Midollini, Pecchioli, Pini, Rosai.

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  • Title: Mostre d'arte a Firenze. Rubrica di «Il Paese», Oggetto 74
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: dicembre 1956 - giugno 1957
  • Transcript:
    J. Cassou ( Le Cubisme) afferma che "l'univers cubiste apparait comme un univers du discontinu ". Attraverso la méthode mentale ", tuttavia, quel= l'universo découpé " tende ad una fondamentale ambizione costruttiva: struttura, ossia plastica, è il suo termine ideale. Il cubista è un costrutu tore: egli sostituisce con una sintesi la nostalgia romantica da cui pure è nato: la favola ( märchen ). Quello che l'arte cubista rappresenta in quanto sintesi del discontinuo ( struttura ) in senso plastico, potrebbe forse rappresentare l'arte #astrata ta come sintesi discontinua, struttura, in senso ritmico: la nostalgia ro= mantica da cui staccarla sarebbe allora il melodico - das Lied. Il cubista ha per tangente l'epos, l'astrattista avrebbe il lirico; su questi margini si presenterebbero anche le loro eventuali decadenze, nostalgie accentuate dell'antico. Ad ogni modo, proprio perchè struttura ritmica - el'arte astrata ta lo è, valga il nostro parallelo o meno -, essa ha appunto bisogno di es= ser il ritmo di una struttura solida, öi un'architettura entro cui inserir: si: il museo o la galleria non è il luogo più adatto per valutarla. Essa è per natura funzionale. Detto questo, e detto anche che per certi quadri di Nativi (ad es., Un oriz= zonte, oi n. 7. IO, 01'8, Cronaca umana ) resta un poco incerto quanto la galleria appesantisca #quel senso paesistico, di topografia bvista dall'al= to, a cui egli talvolta sembra inclinato, vi è da notare con soddisfazione come ativi, con quella sua mentalità drue et précise " ( I. Degana ) che gli è propria, continui ad approfondire se stesso senza mai venir meno ai mor tivi essenziali alla natura öell'astrattismo, senza tentare l'avventura cro= matizzante o drammatizzante a cui altri astrattisti sembrano voler dedicarsi. Si torna cifatti ai termini di cui sopra si parlava: se l'arte cubista di: spone i suoi volumi discontinui dal piano del quadro verso lo spettatore ed opera quindi una sintesi nello spazio ( e ciò soddisfa ancora alla nozione ci quadro che si può contemplare), l'arte astratta parte da quello spazio e volume non contemplabile che è l'occhio stesso dello spettatore - l'angolo di convergenza. All'interno di quel volume e secondo il graduarsi, ora più vicino ora più lontano, di quell'angolo essa opera sul piano la sintesi suc= cessiva delle possibili sezioni: scomposizione dunque, poichè sul piano, rit= mica poichè successiva, e sintetica in quanto - disponendo quegli elementi sul piano - questo le serve solo da spettro, da cornice mobile, verso un più profondo, interno punto di convergenza ( si potrebbe parlare nei quadri a= stratti addirittura di una percezione del rilievo ). Per cui, strano a dirsi, la prospettiva è tutt'altro che scomparsa dal qua= cro astratto; solo che essa è ritmica, secondo non un solo e fisso punto di convergenza, ma secondo molteplici possibili punti, com'è dell'angolo di visione. Dal piano si continua ad andare attraverso lo spazio: questo è lo spazio soggettivo, a differenza di quello oggettivo in cui ci si dispone; un quadro astratto non lo si contempla, ma si sente. Tuttavia, è proprio la sintesi del discontinuo operata attraverso il piano su di esso che salva e diversifica l'astrattismo del clin d'oeil: è evidente, dunque, che subordir natamente a questo punto di vista si presenta il problema del cromatismo. Il colore non è il fine, ma il mezzo ( ed è la base della stessa linezza croma= tica astratta ); quanäo l'astrattista sembri cedere alla malizia del colore
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