Duclère riesce a racchiudere in quest’opera una veduta quasi completa della città di Napoli, della quale si può in parte godere ancora oggi dalla cosiddetta “Canocchia” o “Scudillo”; si tratta di un'area estesa a poca distanza dalla collina di Capodimonte particolarmente cara ai paesaggisti italiani e stranieri dell'epoca presenti in città, primo fra tutti Giacinto Gigante.