Si tratta di una delle ultime opere dell’artista ed è rimasta incompleta. Ligabue affronta per la prima volta una figura storica, attribuendo però al generale francese il proprio volto. Sulla groppa del cavallo bianco, reso nel muso con tratti di vivido realismo, Napoleone-Ligabue avanza con l’espressione stanca, il corpo rigido, che l’assenza delle mani rende simile ad un manichino, verso l’indefinito, evocato nel bianco della tela non dipinta, quasi a simboleggiare la fine imminente. La scelta di effigiarsi come Napoleone è un segno di quel desiderio di affermazione, di riconoscimento e di riscatto sociale fortemente vissuto dall’artista; come ricorda nel 1968 Cesare Zavattini, “Sognava di entrare/ a Gualtieri su/ un cavallo/ bianco/ per umiliare tutti”.
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