Questo rilievo ligneo si trovava nell'Oratorio di San Giuseppe a Trognano (Pavia) dove era stato collocato sopra una porta all'interno di un'aula. All'interno del panorama della scultura rinascimentale lombarda, spicca per la sua estrema qualità. Si pensa che l'opera facesse parte di una pala d'altare (forse dedicata alla devozione di San Giuseppe) di cui a tutt’oggi non risultano essere sopravvissuti altri frammenti. La scena, ambientata all'interno di un'architettura in rovina, ha come soggetto la Natività e viene descritta attraverso il motivo della tettoia di paglia ammalorata ripresa frontalmente e addossata ad importanti rovine architettoniche. La descrizione del tetto di paglia è molto minuziosa, si delinea una falda ampiamente lacerata che fa intravedere le travi e l'orditura sottostante (motivo ricorrente nelle sculture lignee lombarde). Alla sommità del tetto due angioletti tengono spiegata la cartella col motto "Gloria in excelsis deo". Sullo sfondo il muro, realizzato con pietre rozzamente tagliare, fa spazio, sulla sommità, ad un oculo prospettico che ci dice come lo scultore avesse conosciuto e accolto l'architettura "moderna" nelle forme bramantesche. La scena centrale è circoscritta dal motivo dell'arco, all'interno del quale si trovano pastori, angeli dalle teste quasi sferiche sormontate da cuffiette a forma di elmo e lineamenti minuti e schiacciati che si mescolano alla Sacra Famiglia. Ai lati si trova un paesaggio di sfondo con alberelli stilizzati, un terreno irregolarmente corrugato, un gregge, un cane addormentato, un pastore in ginocchio ad accogliere la buona novella; in basso a sinistra una stupenda fantesca mora asciuga al fuoco un panno decorato con delicate impressioni su foglia d'oro. I temi iconografici, stilistici e compositivi utilizzati per descrivere la scena ci raccontano di un ampio orizzonte culturale che rimanda ad influenze foppesche, a motivi di origine padovano-ferrarese, al rapporto con le opere dei De Donati ed alla conoscenza della pittura fiamminga oltre che, come già sottolineato, ad influenze bramantesche. Il tema della rovina antica trasformata in stalla è un soggetto più volte rappresentato che simboleggia il crollo del mondo antico al momento della nascita di Cristo. Il rilievo, che appartiene al patrimonio dell’Asp Golgi Redaelli, è stato ‘riscoperto’ nel 1978 e grazie a un intelligente restauro è stato recuperato ed è divenuto uno dei capisaldi della scultura lignea lombarda. Dal 2004 è stato concesso in deposito alle Raccolte d’arte applicata del Castello Sforzesco.