Grande galvanometro proposto da Leopoldo Nobili verso il 1825. Lo strumento è montato su una base di legno recante una colonnina di sospensione. Una coppia di aghi astatici è appesa al sottile filo di seta fissato ad un dispositivo di torsione alla sommità della colonnina. Gli aghi possono essere alzati o abbassati grazie ad un complicato sistema a forbice azionato da una vite. L'ago inferiore passa attraverso una fessura praticata in una bobina piatta di filo isolato di seta, avvolto su un telaio di legno; l'ago superiore indica le deviazioni su una scala semicircolare graduata di ottone, divisa in due quadranti. La bussola sulla base dello strumento può essere sostituita da un piattello di porcellana utilizzato per misurare la corrente prodotta da metalli diversi; altrimenti, tramite un accessorio formato da un filo posto sopra l'ago di una bussola, la bussola può dare una misura approssimativa della corrente prodotta da batterie elettrochimiche. La base di legno nero reca due cassetti contenenti accessori. In questo e in altri galvanometri, Nobili seppe combinare ingegnosamente alcuni elementi (come la sospensione, la bobina moltiplicatrice, gli aghi astatici) già utilizzati in altri strumenti, per realizzare un apparecchio molto efficace per la misura delle correnti. Lo strumento, incompleto, proviene dalle collezioni lorenesi. È stato ampiamente restaurato dopo l'alluvione dell'Arno del 1966. La campana di vetro è andata perduta.