Dopo un periodo particolarmente, e felicemente, prolifico nel quale Sironi si era dedicato soprattutto all’evoluzione del linguaggio legato al paesaggio e in particolare alla dimensione urbana, dal 1922 l’artista torna a misurarsi con l’idea della figura umana. Nascono in questi anni alcune delle opere più archetipe dell’intera opera sironiana.
La riflessione sul tema della pittura antica era direttamente connessa a uno stretto e indissolubile legame con la costruzione architettonica. Erano argomentazioni già trattate anni addietro su «Valori Plastici»: la figura umana, nella maggior parte dei ritratti, era sempre inserita, o per meglio dire circondata, da elementi architettonici, fossero questi un portico, una finestra, un colonnato, ma tutti comunque di tradizione classica, «Negli antichi italiani la costruzione architettonica si unisce alla figura […]. Vediamo in molti ritratti una finestra o una porta, la prospettiva di una cornice, d’un portico o d’un colonnato, solidificare le figure che stanno sul primo piano» (G. de Chirico, Riflessioni sulla pittura antica, in «Il Convegno», aprile-maggio 1621, pp. 201-202).
Dunque l’opera di Sironi aderisce al ritorno alla figura, ne rinnova gli assunti e soprattutto i rapporti tra questa e lo spazio circostante, pur mantenendo elementi stilistici propri della pittura metafisica. I riferimenti alla tradizione figurativa «italiana» sono per presenti nei quadri di figura dell’artista, dove sono evidentissimi i rimandi al Quattrocento toscano e in particolare a Piero della Francesca.
Nascono in questo periodo una serie di ritratti alcuni dei quali, come dicevamo, sono veri archetipi della sua opera («L’architetto», 1924, «L’allieva», 1923-1924, collezione privata). Sono dipinti che testimoniano dei valori umani riconquistati, del ritorno alla figura e dunque di una rinnovata consapevolezza del rapporto tra microcosmo e macrocosmo, tra corpo e universo, secondo gli insegnamenti della classicità.
Sironi esegue il «Nudo con fruttiera», intitolato anche «Venere», nel 1923: i motivi iconografici e gli elementi stilistici sono ancora quelli propri della pittura metafisica e alcuni di essi avrebbero connotato altri ritratti eseguiti dal pittore: la ieraticità della posa, appena interrotta dal movimento del braccio e della mano destra, la avvicina ad altre iconografie femminili sironiane quali «L’allieva», citato sopra, o «La bella del sestiere», (1926, collezione privata).
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