La ricerca di Sanfilippo è tutta incentrata sulla potenza espressiva del segno. Nel
1957 l’artista siciliano riceve molti stimoli, tutti diversi fra loro, che riorientano il
suo fare pittorico. Numerosi spazi risente di queste molteplici sollecitazioni: sulla tela
si rinvengono suggestioni sul bianco e nero che gli derivano anche dalla produzione
di Carla Accardi, sua moglie. Il dipinto poi sembra in bilico fra una volontà
di saturazione segnica dell’intera superficie, in preda a un ossessivo horror vacui,
e un desiderio di lasciare dei vuoti pittorici, dove trovano posto insoliti accordi
cromatici. Questa oscillazione fra infittite trame di segni e spazi liberi, fra pieni e
vuoti, fragore e silenzio, bianco e nero e accenti di colore, riflette l’universo interiore
di Antonio Sanfilippo, introverso e meditativo, energico e intenso, che al tempo
stesso fa esplodere e implodere sulla tela la propria sensibilità. Testo di Cristina Antonia Calamaro Bibl: Antonio Sanfilippo (1923-1980), a cura di F. D’Amico, Milano 2001.