Monticelli è una strana figura di pittore ottocentesco. D’indole umile e schiva, passò la vita in povertà, benché nel corso del tempo le sue opere fossero apprezzate da autori di ben altro peso come Cézanne e Van Gogh. In particolare quest’ultimo ebbe a dichiarare che il suo lavoro era in effetti la prosecuzione dell’arte di Monticelli. Per quale motivo il visionario di Arles diede tale importanza al quasi dilettante pittore di Marsiglia? Probabilmente perché Monticelli cercava di liberare la propria pennellata da ogni rigida convenzione. Egli ama dipingere ritratti oppure, più di frequente, paesaggi boschivi in cui spesso appaiono figure femminili. Inoltre, egli creò una serie di opere che si richiamavano alla Francia settecentesca, utilizzando un tocco di pennello estremamente franto e sensibile, benché non propriamente impressionista. Nel dipinto che qui vediamo sembra quasi che Adolphe precorra il Simbolismo. Infatti, se da un lato egli ebbe contatti con la cosiddetta Scuola di Barbizon, che prediligeva le foreste intorno a Parigi, dall’altro rivelò quello strano impasto di genialità e di inquietudine che lo conduceva inevitabilmente verso mete più avanzate. Qui sono affascinanti i corpi delle ragazzine, ninfe moderne che campeggiano davanti ad uno sfondo fatto di alberi non esattamente in prospettiva, e che tuttavia regalano all’opera nel suo complesso un afflato intrigante e attuale. Bella anche la figura dal sesso incerto che troviamo in primo piano.