Dalle stamperie veneziane di Aldo Manuzio uscì nel 1499 quello che è ritenuto il più bel libro a stampa mai apparso: la "Hypnerotomachia Poliphili" (tradotto letteralmente “Il combattimento amoroso di Polifilo in sogno""). Questo testo allegorico ha svolto un ruolo fondamentale nel concretizzare il progetto, ancora vago negli anni Novanta, del Labirinto della Masone: l'Hypenerotomachia pullula di giardini e di labirinti, con l'isola di Citera epicentro di ogni delizia. Uno studente torinese di architettura, Davide Dutto, chiese a Franco Maria Ricci di collaborare alla ricostruzione digitale dell'isola di Citera, così com'era stata descritta nel prezioso incunabolo di Manuzio. Fu dunque il Polifilo a “istigare” Ricci, che per qualche tempo vagheggiò l'idea irrealizzabile di costruire un fedele equivalente dell'Isola di Citera.