Secondo l’economista cileno Manfred Max-Neef, la zanzara è l’unico animale in grado di sconfiggere un rinoceronte. O meglio, uno sciame di zanzare. Metafora del capitalismo, il rinoceronte possiede una forza indomita e bruta che distrugge tutto ciò che ostacola i suoi interessi (competitività), annientando tutti gli esseri più piccoli (attività locali). L’unica strategia per sopravvivere, sostiene Max-Neef, è ridurre le proprie dimensioni in modo da non costituire più una minaccia per quella forza così grande (ed essere così lasciati in pace), ma al contempo poter soffocare il pachiderma se si agisce di comune accordo.
Maria Giuseppina Grasso Cannizzo ritiene che i suoi progetti su piccola scala offrano nuova linfa al perduto onore dell’architettura, una disciplina che, se esposta alle grandi forze del mercato, risulta incapace di progettare spazi e ambienti urbani di qualità. Ma i suoi progetti non sono soltanto mere forme di resistenza. Sono elaborazioni innovative
(al di là di qualsiasi moda), originali (alla ricerca di semplici manifestazioni di vita, come d’uso un tempo) e dirette; sono giovani (cariche di quella fame creativa di un architetto agli esordi) e al tempo stesso mature (improntate alla calma, come il frutto di un lungo e meditato percorso di ricerca).
Il suo lavoro non rappresenta dunque solo un’oasi esclusiva, ma costituisce anche un punto di osservazione privilegiato per avvistare ciò che è ancora di là da venire. L’immagine di Maria Reiche in cima alla scala a Nazca entra profondamente in risonanza con il lavoro di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo: la piccola scala, nel suo caso, permette di osservare cose che sono invisibili per noi a terra. Una condizione di lungimiranza data forse da un livello maggiore di controllo dell’aspetto creativo insito nell’operare su scala ridotta: maggiore il controllo, più alti gli standard. I progetti di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo possono costituire un esempio per molti in ogni parte del mondo, perché, di fatto, la maggior parte degli architetti si occupa come lei di progetti a scala ridotta, e l’azione congiunta di tanti piccoli progetti, uno per ogni architetto, potrebbe generare un effetto “sciame di zanzare” capace di sconfiggere le forze voraci che imperversano nelle aree urbane.