Databili in età ellenistica e provenienti da un ignoto contesto tarantino, questi modellini votivi in terracotta riproducono delle capsule di papavero da oppio (Papaver somniferum), riconoscibili per la presenza del disco stigmatico a 8-13 raggi. Contenenti migliaia di semi impiegati anche in campo alimentare, come nel caso della melagrana si prestavano a simboleggiare la promessa di una prole numerosa: se ne spiega così l’associazione, come simbolo di fecondità, a diverse divinità femminili (Hera, Demetra e Kore-Persefone, Afrodite) che sovrintendevano al delicato passaggio da ragazza sessualmente matura e pronta per le nozze (nymphe) a donna sposata e madre (gynè).