Paolo Uccello 1450-1989, 1989, evoca il nome del pittore rinascimentale nella cui opera la prospettiva è regola assoluta, la cui matematica esattezza è talvolta contraddetta da trasgressioni visionarie. La data 1450 si riferisce infatti alla realizzazione da parte di Paolo Uccello degli affreschi nel Chiostro Verde di Santa Maria Novella a Firenze, dove il tema biblico del Diluvio è svolto attraverso costruzioni prospettiche anomale e quasi irrazionali. La seconda data presente nel titolo dell’opera di Fabro si riferisce invece alla presentazione al Castello di Rivoli, in occasione della mostra personale dell’artista. Allestita all’esterno del museo, l’opera disegna nello spazio un cubo virtuale, formato da due telai quadrati in metallo sospesi mediante cavi d’acciaio. Ciascun telaio reca due segmenti in tondino di ferro, l’uno fissato verticalmente al centro del quadrato, l’altro collegato con anelli scorrevoli all’elemento fisso. Le bacchette mobili si dispongono pertanto nello spazio secondo posizioni fluttuanti, libere da connessioni fisse. Come una scatola prospettica, l’opera contiene elementi mobili e elementi fissi, questi ultimi riconducibili al teorema spaziale della geometria di Euclide