Lo scultore partenopeo Achille d’Orsi (1845-1922) divenne famoso grazie al gruppo “I parassiti” presentato all’Esposizione Nazionale di Belle Arti tenutasi a Napoli nel 1877, e all’Esposizione Universale di Parigi dell’anno successivo. Raffigurante due romani abbruttiti dagli accessi del cibo e del vino, l’opera destò notevole scalpore per il realismo brutale di un soggetto volutamente sgradevole. Con una rappresentazione quasi scientifica, la composizione a sfondo moraleggiante non fa riferimento ad un’antichità idealizzata, ma allude invece alla decadenza del mondo romano come alle rivendicazioni sociali della seconda metà dell’Ottocento. Nonostante le critiche che sottolinearono la bruttezza del soggetto, Vittorio Emanuele III ne fece eseguire a sue spese una fusione in bronzo collocata nel 1908 nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, confermando così l’interesse per quest’opera.