E' Giorgio Vasari, che aveva visitato Parma nel 1566 proprio con la guida del Bedoli, a ricordare nelle sue celebri Vite che Girolamo "ritrasse, per madama Margherita d'Austria duchessa di Parma, il principe don Alessandro, suo figliolo, tutto armato con la spada sopra un mappamondo, et una Parma ginocchioni et armata dinanzi a lui". Il dipinto, eseguito secondo i canoni simbolici della ritrattistica asburgica verso il 1555-56, ritrae Alessandro all'età di circa dieci anni, quando il giovane principe si apprestava a lasciare Parma per seguire la madre nelle Fiandre (dove era stata nominata governatrice dal fratellastro Filippo II) e poi successivamente trasferirsi alla corte di Spagna, dove avrebbe ricevuto un'educazione degna del suo rango. Nel conferire un'enfasi tutta particolare al carattere guerresco dell'effigiato, l'opera presagisce in maniera assai suggestiva il destino di successi militari del principe Alessandro: egli infatti avrebbe trascorso gran parte della sua vita nelle Fiandre come governatore e generale di Filippo II, anche dopo la successione al padre Ottavio nel ducato di Parma e Piacenza nel 1586, impegnato nelle durissime campagne della guerra tra cattolici e protestanti, che culminarono nel celebre assedio e conquista di Anversa (1585). Il ritratto, che si distingue per la ricchezza decorativa e per la particolare cura nell'esecuzione, dimostra tra l'altro quanto Girolamo Bedoli, cugino del più famoso Parmigianino, fosse pittore di primo piano nell'ambito della corte farnesiana.
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