In una pagina interamente dedicata allo studio del volo degli uccelli, Leonardo ricava un riquadro nel quale disegna una ruota a sbilanciamento, priva di commenti e descrizioni se non per l’osservazione “sofistico, cioè cosa che pa” (Marinoni completa con [re] e quindi “pare”). Si tratta di una ruota a settori radiali che costituiscono percorsi nei quali sono libere di scorrere delle sfere. Il cerchione esterno è apribile in ogni settore con una ribalta a forma di cucchiaio che permette alla sfera, dopo l’impatto, un’extra corsa che aumenta il braccio di leva, favorendo così la rotazione. La ruota gira con l’estremità inferiore immersa in acqua, in modo da sfruttare la maggiore densità del liquido e la spinta idrostatica per far richiudere le ribalte della ruota e riposizionare le sfere nei percorsi interni. Non c’è alcun riferimento a come i portelli possano rimanere chiusi una volta fuoriusciti dall’acqua, quando la gravità tenderebbe ancora ad aprirli e a far cadere la sfera all’esterno, né alla possibilità della ruota di sollevare l’acqua. Probabilmente si tratta di una riflessione su un modello di qualche altro ingegnere, che Leonardo disegna per tenerne memoria. Inoltre la divisione del raggio in sedici parti denota il tentativo di individuare un rapporto di proporzionalità tra il numero dei percorsi, che sono sedici, e la lunghezza dei raggi. Da notare, infine, come questo sistema con cucchiai a ribaltamento per gravità fosse già stato proposto nei manoscritti degli ingegneri senesi, in particolare di Francesco di Giorgio, nei quali troviamo il cucchiaio mobile usato come pala di una ruota idraulica.