Il pellegrinaggio al santuario del "signore di Qoyllurit'i " è una celebrazione che fonde elementi cristiani con elementi dei culti locali preispanici, in particolare rituali di connessione con gli apu (spiriti protettori associati alle montagne). Si stima che vi partecipino fino a 90.00 persone ogni anno, provenienti da diverse zone della regione di Cusco, che insieme si dirigono al santuario situato nella valle del monte Sinakara, a circa 4700 m s.l.m. Divisi in otto nazioni a seconda del distretto di provenienza, i pellegrini portano croci in legno ed icone attraverso i diversi passi montani previsti del percorso, e svolgono numerosi tipi di danze, da sempre elemento centrale della celebrazione. L'importanza dell'evento è anche legato all'incontro tra le differenti comunità andine, provenienti da altitudini diverse e quindi impegnate in attività economiche differenti, con il relativo scambio di prodotti. Alcuni dei costumi codificati rappresentano infatti gli abitanti delle diverse zone.
Nella fotografia di Chambi, scattata in tutta probabilità a Ocongate, si osservano almeno tre/quattro tipi di costumi diversi.
In prima fila davanti alla croce si nota una maschera scura con naso aquilino, cappello, bastone e lunghi capelli. Potrebbe trattarsi di uno dei machula, personaggi previsti dalla processione che sono descritti come “uomini ridicolosamente vecchi che sfoggiano una grottesca maschera, spesso con un lungo naso e una barba bianca, un lungo cappotto, e zoppicano in giro con l’aiuto di un lungo bastone” (Sallnow, M. J., Pilgrims of the Andes: regional cults in Cusco, 1987, p. 220). Rappresentano i ñaupa machus, i primi mitici abitanti delle Ande.
Dietro al personaggio in seconda fila con la capigliatura bionda, di difficile identificazione, troviamo un gruppo nutrito di persone che indossano maschere dipinte di colore chiaro, guanti, camicia con fascia da braccio, vesti ricamate, copricapi con perline simili a chullos, fasce e foulard ai fianchi. La loro maschera e costume sono riconducibile ai costumi K’achampa, usati nell’omonima danza che si ritiene abbia origine incaica e marziale, e prevedono appunto tutti gli accessori visibili in foto. La loro partecipazioni ai festeggiamenti di Qoyllurit'i è attestata ad esempio da Sallnow (1978, p. 232). Nella foto sembrano però mancare le warakas (fionde) e le monteras, anch'esse parte del costume. Tuttavia altri elementi dell'abbigliamento ricordano il costume in uso oggi a Andahuaylillas nelle danze per la festività dedicata al patrono San Pedro, in cui i foulard sono centrali in molti passi della danza.
Infine, i due giovani in piedi potrebbero impersonare gli ukuku o paulucha: creature metà umane e per metà orso il cui costume prevede una maschera in lana simile a un passamontagna, lunghe fionde in tessuto e una veste con pelo e frange nere. Sono tra le figure più importanti della processione, in cui hanno anche un ruolo di guardiani. Qui gli elementi distintivi del costume si indovinano appena, ma la posizione eretta sembra coerente con un ruolo di controllo della processione.
Ad eccezione del machula, tutti questi costumi hanno similitudini con quelli che ritroviamo nel ritratto di gruppo realizzato per la festa nell'hacienda "La Angostura" e nello scatto realizzato alla processione del Corpus Christi a Andahuaylillas sempre di Chambi. E in effetti il pellegrinaggio al Qoyllurit'i cade praticamente in contemporanea al Corpus Christi (58 giorni dopo la Pasqua, ma anche in prossimità del solstizio celebrato in epoca preispanica), e nel villaggio di Ocongate proseguono l’una nell’altra (Sallnow, 1978, p. 232). Entrambe le celebrazioni fondono elementi sia locali che cristiani, ma nel caso del pellegrinaggio le radici indigene sono più spiccate mentre il significato cattolico - legato a un’apparizione – è stata formalizzata solo nella prima metà del XX secolo (Cometti, Fabiano, Terry, 2020).