Le otto tele, dipinte tra il 1894 e il 1911 nel borgo lacustre di Miazzina, nei pressi di Verbania, esemplificano la raffinata concezione della pittura di Grubicy e il suo metodo di lavoro. L’artista era solito dipingere dapprima con una pittura a impasto, dividendo l’immagine in piani e zone di luce e ombra; solo in un secondo momento, in alcuni casi anche dopo anni, tornava sulla prima stesura con una fitta rete di piccole pennellate di colore puro, secondo i dettami dei teorici del Divisionismo, per affinare sempre più la prima sensazione provata di fronte alla natura. Gli esiti più felici di questo processo di vera e propria immedesimazione panteistica col paesaggio, venivano poi riuniti dall’artista in trittici o polittici, considerati come movimenti di un brano sinfonico o canti di un ampio poema.