Le opere di Giulio Turcato spesso raccontano i suoi numerosi viaggi. Questo dipinto appartiene a una serie di lavori a cui l’artista si dedica dal 1964, anno della sua visita in Egitto, paese che suggestiona molto le sue ricerche del tempo.
L’astrattismo di Turcato è, in questo periodo, più ragionato, meno interessato all’eloquenza istintiva del segno, in favore del potere evocativo dei pigmenti. Dai primi anni sessanta, infatti, tenta di indagare le potenzialità espressive del colore puro come si ravvisa nello schema compositivo della tela esposta: un’omogenea campitura cromatica con fasce colorate sui bordi e un unico segno grafico a ricordare l’aspetto stilizzato della Porta di Assan o delle piramidi egizie, rappreso al centro del quadro a emanare il fascino misterioso di una suggerita forma geometrica, di una peregrina fantasia. Testo di Cristina Antonia Calamaro