Il tragitto esistenziale e artistico tra Roma e Venezia si compie per Virgilio Guidi nel segno di un grande rigore e nel tentativo di affinare continuamente la tecnica che gli consente di cogliere le atmosfere rarefatte intorno ad un ritratto oppure intorno ad una veduta. Inizialmente vicino alla Scuola Romana, Guidi si accosta già da giovane alla pittura di Henri Matisse perseguendo alcune caratteristiche di stile che lo accomunano al maestro francese. La sua arte diviene con il tempo sempre più essenziale, componendosi infine in nutrite serie di opere, ad esempio le celebri isole di San Giorgio ovvero i moltissimi ed iconici volti di donna, in cui piccole differenze cromatiche producono esiti radicalmente diversi nell’espressione. Il quadro che qui vediamo appartiene probabilmente ad un periodo intermedio. Ma già si nota nella divisione del volto tra ombra e luce la tendenza di Guidi a ricercare quella cifra espressiva che consente da un lato la vibrazione sensoriale e dall’altro la brillante resa figurativa di un personaggio. Bella in questo caso l’alternanza di colori: il rosa che pervade il volto e la veste si unisce alle repentine accentuazioni delle labbra e delle sopracciglia. Tutto si gioca in uno spazio ristretto, nell’intimo mostrarsi di una signora che attende in modo indefinito qualcosa, e che intanto rivela la propria grazia
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