Achille Riva (1843-1914), si arruola sedicenne tra i Garibaldini; conclusa la parentesi patriottica in un battaglione di Bersaglieri, torna a Milano, completa gli studi e si impiega come cassiere alla Cassa di Risparmio delle Province Lombarde. Sportivo appassionato, è campione di tiro a segno. Per soddisfare la sua passione per la caccia acquista una casa sul Ticino (ereditata poi, coi fucili e gli effetti personali venatori, dal suo guardacaccia). Nel testamento nomina erede di 186.000 lire l'Ospedale Maggiore, con l'onere di alcuni legati nei confronti di amici e dei domestici. Lascia 5000 lire anche al Pio Istituto dei Deficenti di San Vincenzo, una benefica istituzione fondata nel 1897 dalla Curia milanese per il ricovero di ragazzi sordi, disabili e affetti da problemi mentali. Chiede di essere cremato e che le sue ceneri siano riposrte all'interno del sostegno del suo busto in bronzo, che aveva già collocato al Cimitero Monumentale presso la tomba della madre. La commissione del ritratto viene affidata a Luigi Napoleone Grady, che ritrae il benefattore che volge il viso, come per un improvviso richiamo, in un movimento di torsione abbastanza inconsueto in una posa da seduto.