Aldina Goldaniga (1875-1960), nata da una famiglia benestante di industriali e proprietari terrieri della zona del Lodigiano, vive agiatamente grazie al patrimonio ereditato dai genitori. Viaggia molto e ha fama di donna eccentrica e stravagante: gira con la pelliccia nel mese di luglio a Rapallo, sostenendo di essere freddolosissima, installa il telefono in casa ma silenzia la suoneria per non esserne disturbata, compra anche l'appartamento sovrastante quello in cui vive per non sentire i passi dei vicini che camminano, non riceve visitatori ma dà addirittura la chiave di casa al suo medico e al suo avvocato, perché possano entrare senza suonare. Nel testamento nomina erede universale delle sue sostanze (titoli, denaro, due appartamenti a Milano in Via dell'Orso, e un podere di 110 ettari nel Piacentino) prevedendo tre soli legati: uno, di 5 milioni, per la sua fedele e paziente domestica; il secondo, di 150 quintali di grano, per un pompiere che l'aveva soccorsa nell'agosto del 1943 nella Milano sventrata dalle bombe e un terzo, per un cameriere del Caffè Campari in Galleria, che in quella stessa giornata l'aveva confortata e rassicurata. La commissione del ritratto viene affidata ad Alfredo Beltrame, allievo di Ambrogio Alciati all'Accademia di Brera, che offre per questa figura di donna un'inconsueta interpretazione. La rappresenta come una trentenne determinata, ma con abito, acconciatura e cappello fin de siècle, in una posa e un ambiente tradizionali, giocando con i colori morbidi della poltroncina e il raffinato contrasto tra l'abito e lo sfondo blu pervinca. Nella Quadreria ospedaliera si conserva anche il bozzetto preparatorio dell'artista.
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