Angelo Sartorio Carenini (1860-1931), rimasto orfano all'età di sei anni, prima commesso in una ditta di articoli religiosi, poi rappresentante di una ditta belga dello stesso settore, diventa in seguito rappresentante delle Acciaierie Carenini, i cui proprietari, Cesare Canavesi e Giuseppina Carenini gli si affezionano moltissimo, al punto che Giuseppina nel 1882 ne diviene la madre adottiva. Alla sua morte eredita azienda e patrimonio. Una volta in pensione, si dedica alla pittura e allo studio dell'astronomia. Nel testamento nomina eecutore testamentario il vescovo di Como, monsignor Paolo Martinelli, suo amico e consigliere spirituale, destinando i suoi beni in beneficenza. L'Ospedale Maggiore riceve una somma di 120.000 lire, con la richiesta di onorare col ritratto non solo il benefattore, ma anche la madre. Il ritratto di Sartorio è commissionato a Amerigo Canegrati, artista noto negli anni Trenta, che nel dipinto in cui ricostruisce un ambiente quasi metafisico, stende le tinte con una tecnica che richiama l'affresco, e posiziona sullo sfondo un volto femminile scolpito, che richiama lo stile di Domenico Rambelli o di altri scultori della sua cerchia.
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