Ritratto di Angelo Sconfietti

Angelo Sconfietti (1869-1960), laureato in Medicina all'Università di Pavia, esercita dal 1895 al 1935 la professione all'interno dell'Ospedale Maggiore dal 1913 col ruolo di vice-primario). Descritto come "medico di vastissima esperienza e di giudizio acuto", dotato di capacità diagnostica, curiosità professionale (quando poteva, faceva eseguire l'autopsia dei pazienti deceduti in corsia e vi presenziava) e attitudine nella formazione di nuovi medici, durante la guerra d'Africa dirige in Tripolitania un ospedale della Croce Rossa. Ottiene la medaglia d'argento e la Croce di Cavaliere Ufficiale della Corona per la sua partecipazione come ufficiale medico nella Grande Guerra in zone d'operazione. Nel testamento destina alla Ca' Granda tutti i suoi beni, anche in memoria della moglie, Diletta Ribolzi, scomparsa molti anni prima, prevedendo un legato per l'Istituto dei Tumori, come contributo alla prosecuzione delle ricerche del dottor Felice Perussia, suo collega ed amico. La commissione del ritratto è affidata a Francesco Menzio, esponente del gruppo "I Sei di Torino", che mostra l'influenza che su di lui hanno esercitato la pittura dei Macchialioli, lo stile e ssenziale di Modigliani e il colorismo dei Fauves. Le tinte vivaci sono stese entro precisi contorni lineari, in un contesto luminosissimo che prende ulteriore luce dall'ampia finestra sullo sfondo, delimitata da ua sottile ringhiera-balaustra che fa da parapetto, e da cui si scorge la sagoma del Duomo di Milano. Inconsueti e modernissimi gli elementi vegetali: le larghe foglie dei filodendron, che paiono galleggiare tanto è lieve il tratto di fusto da cui spuntano e, soprattutto, i cinque coloratissimi frutti nei toni del viola e del blu, quattro vicini, uno isolato, che vengono fatti risaltare maggiormente da due ampie pennellate bianche stese come una macchia.