Antonietta Biffi (1869-1957), figlia di un banchiere con estese proprietà terriere in Brianza e con madre danese, che si dedica alla beneficenza dando fondi per costruire soprattutto asili, appartiene a una famiglia di personaggi legati all'Ospedale Maggiore. Nipote del professor Serafino, insigne neurologo e psichiatra della Ca'Granda, e di Antonio, proprietario di un'industria chimica, che dona 1.500.000 all'Ospedale per erigere un Padiglione di Neurologia intitolato a sè e al fratello, e parente di due insigni psichiatri del Padiglione medesimo, il primario dottor Eugenio Medea e il dottor Angelo De VIncenti, nubile, una volta persi i genitori, si dedica interamente al culto della loro memoria e all'amministrazione avveduta del patrimonio da loro ereditato. Leggendo tra le righe dell'inevitabile agiografia che viene dedicata a ogni benefattore, si evince che Antonietta fosse tutt'altro che un personaggio "comodo": parsimoniosa rasentando l'avarizia, dedita in maniera patologica all'adorazione dei due genitori defunti, ordinata in maniera maniacale, scontrosa, per nulla socievole e, spesso, molto tranchant. Nulla da eccepire invece sulle sue generose volontà testamentarie: lascia tutto il suo immenso patrimonio per la creazione di una casa di riposo "che dia asilo gratuito o a modica retta a vecchie signore di disagiata ma civile condizione, nubili o vedove senza prole, che abbiano sempre condotto vita illibata e laboriosa" , ma destina anche la somma di cinque milioni all'Ospedale Maggiore per il rifacimento e la modernizzazione del padiglione Biffi e l'incremento della Biblioteca medica di neurologia. La commissione del ritratto viene affidata a Ugo Vittore Bartolini, che esegue altre due opere per la Quadreria, riuscendo in questa, sobria nell'ambientazione e nelle cromie, a raffigurare con grande sensibilità artistica la benefattrice, vestita semplicemente, ma con indosso diversi gioielli non vistosi, che s'accordano con un abito elegante ma altrettanto poco appariscente. Il fulcro della tela è il suo volto, che il particolare taglio degli occhi rende particolarmente intenso e pensoso.
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