Arturo Gerli (1897-1975), milanese, marito di Carlotta Talamona, lascia all'Ospedale Maggiore alcune piccole proprietà immobiliari di periferia chiedendo che l'Ente, dopo la sua morte, si occupi di affidare la moglie, colpita da tempo da una malattia cronica, alle cure di un istituto. Il benefattore esprime inoltre nel testamento il seguente desiderio: "Infine la mia ultima volontà sarebbe nel dare il mio nome ad un padiglione (se ciò che chiedo è troppo, che sia un reparto) e nell'entrata mettere un quadro dipinto a mano da specialisti in miniatura (non scuola moderna) raffigurante la mia effigie". Dopo la morte di Carlotta Talamona nel 1985, la Commissione Artistica assegna l'esecuzione del dipinto a Federico Boriani, che lavora sulla scorta di una fotografia del benefattore e realizza un'opera monocromatica molto suggestiva e melanconica, impostata sulle diverse tonalità dell'azzurro.
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