Carlo Archinti Panigarola (1735-1804), conte di Tainate, Grande di Spagna, Decurione della città di Milano, ebbe un fratello cardinale. Era celebre in città per l'immensa ricchezza che gli fruttava una rendita annua di 400.000 lire, e per la rigorosa parsimonia; i creditori del padre, quando il figlio ne eredita i beni e dichiara di non volerne far uso, temono addirittura di non poter riscuotere ciò che è loro dovuto. Il figlio onora invece tutti i debiti, ma continua poi a vivere in strettissima economia, definita avarizia dai suoi pari, abituati a costumi di vita molto più liberali. Nel testamento prevede legati per l'Ospedale Maggiore, il Pio Albergo Trivulzio, i poveri della parrocchia di S. Alessandro, la Pia Unione di Beneficenza. Il ritratto viene affidato a Giovanni Battista Perabò, autore di sette opere per la Quadreria. Lo ritrae col testamento in mano, con leggibile il destinatario dell'eredità; dietro lo schienale della sedia, sul basamento della colonna, la presenza di un bassorilievo che rappresenta la Carità, vuole forse emendare il benefattore dall' accusa di tirchieria.
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