Ritratto di Cesarina Miani Riva

Cesarina Miani Riva (1886-1908) non beneficia direttamente l'Ospedale Maggiore. Quando la giovane muore a soli 22 anni, il vedovo Francesco Riva dona 100.000 lire per la fondazione di un Padiglione di Urologia da intitolare alla moglie. La commissione del ritratto è affidata nel 1909 ad Achille Beltrame, che si avvale dell'aiuto di materiale fotografico, indumenti ed indicazioni offertigli dal fratello della defunta. In un secondo tempo Riva fa pervenire alla Ca' Granda un ritratto della giovane moglie che aveva fatto eseguire per la sua casa milanese di Via Solferino da Enrico Ravetta, perché sia esposto nel Padiglione che le è stato dedicato. Dell'opera di Beltrame, andata distrutta, viene effettuato da Giancarlo Vitali negli anni '90 del XX secolo un rifacimento che viene qui presentato. La bellissima signora, vestita sontuosamente, e ritratta all'interno di un'abitazione lussuosa, sembra, forse proprio per l'abbigliamento e la rappresentazione "in posa", meno giovane che nel ritratto di Ravetta, ambientato all'aperto, più naturale e spontaneo. Per restituirle la dolcezza di una gioventù appena sbocciata, in questo quadro l'artista non si serve del giochino di legno che nel quadro-modello teneva tra le mani, ma della presenza ai suoi piedi di due cagnolini.