Il dipinto fu commissionato ad Hayez dal padre dell’effigiata, il conte Alessandro Negroni Prati Morosini, e faceva parte di una serie di ritratti celebranti le due famiglie Morosini e Negroni Prati, tra loro imparentate. La contessina Antonietta Negroni Prati Morosini compare al centro di uno sfondo elegante ma disadorno, ravvivato da una sontuosa natura morta di fiori multicolori, che sembrano fondersi col mazzo che lei stessa porta in grembo e con la peonia recisa posata accanto ai suoi piedi. Uno degli elementi di fascino del dipinto, oltre alla fusione di ritratto e natura morta, consiste nella naturalezza dello sguardo e dell’atteggiamento della bambina. Per evitarle lunghe e faticose sedute di posa, Hayez ricorse infatti all’utilizzo di fotografie, alcune delle quali sono tuttora conservate presso il Fondo Hayez della Biblioteca Nazionale Braidense.
Il volto della bimba mantiene quell’espressione di smarrimento e di goffaggine, comprensibile in una piccola di appena quattro anni costretta a rimanere a lungo in piedi immobile durante il lungo processo di impressione fotografica che imponeva la tecnica di quell’epoca. L’artista non si preoccupò di rendere l’immagine meno realistica o di nobilitarla, infondendole così una freschezza inconsueta nella ritrattistica infantile di quegli anni. Due disegni, per la figura della contessina e per la magnolia ai piedi del grande vaso, sono conservati presso il Gabinetto dei Disegni dell’Accademia di Belle Arti di Brera.