Dante Tomasini, primo di tre fratelli, rimasto orfano di padre a 13 anni, si rimbocca le maniche e inizia a lavorare per mantenere i fratelli più piccoli, ma continuando gli studi alle scuole serali. Quando comincia a non essere più assediato da problemi economici, scoppia la guerra; parte e, al ritorno, tre anni dopo, deve ricominciare da zero. Entra come dirigente in un industria tessile che naviga in cattive acque, ne diviene proprietario e non solo la risana ma la fa diventare competitiva anche a livello internazionale. Viaggia molto, soprattutto nelle neo-colonie italiane, attratto dalla vita da pionieri che conducono in questi territori i connazionali che vi si sono trasferiti e dagli affari vantaggiosi che si possono intraprendere. Con la moglie Graziosa Torriani si impegna molto in opere benefiche. A più riprese la coppia dona importanti cifre e cospicui patrimoni azionari per finanziare l’ampliamento dei Padiglioni che diventeranno sede di Cliniche universitarie, oltre ad acquistare, da distribuire gratuitamente ai malati indigenti, 1 milione di dosi di penicillina. La commissione del ritratto di Tomasini, come di quello della moglie, è affidata a Giuseppe Palanti ed entrambi sono offerti dalla coppia. L'artista esegue questo ritratto dal vivo, ripetendo, con la maniera sobria e piacevole che gli è abituale, lo schema del ritratto a figura intera che, con un'ambientazione molto semplice, tende a mettere in evidenza il carattere del personaggio e il suo status sociale. Il dipinto è il "pendant" del ritratto della moglie Graziosa Torriani.