Davide Quinto Lanfranconi (1877-1940), quinto (come recita anche il suo secondo nome) di otto fratelli, inizia a lavorare come stuccatore, professione di famiglia. Ma ambisce a studiare, si diploma alle scuole serali, impara stenografia e alcune lingue, trova prima posto come commesso, poi addetto alla corrispondenza nella Cooperativa Sarti e infine come commesso viaggiatore per la ditta di filati Cucirini, professione che lo porta a girare il mondo. Si mette in luce durante la prima guerra mondiale, da cui torna con la Croce al Merito di Guerra ma anche con i polmoni rovinati per i gas tossici inalati, per cui passa gli ultimi vent’anni della sua esistenza da un’affezione bronchiale a un’altra. Muore di polmonite. Nel suo testamento nomina erede una nipote che, facendosi carico di un desiderio espresso verbalmente dallo zio, destina 50.000 lire all’Ospedale Maggiore per la costruzione del Nuovo Ospedale di Niguarda. La commissione del ritratto viene affidata, su indicazione della stessa erede, a Giuseppe Amisani, che conclude con quest’opera la sua lunga e felice collaborazione con la Quadreria Ospedaliera. Il pittore ripete anche per questo ritratto a mezza figura l'ambientazione all'aperto, già più volte felicemente sperimentata in questi ritratti post mortem, ma penetra in profondità nel carattere del personaggio, dipingendone il viso con grande realismo ed espressività e facendolo spiccare non solo rispetto allo sfondo ma anche rispetto alla figura, che è assimilata nel paesaggio lacustre, dipinto con pennellate spezzate e una gamma cromatica all'insieme chiara e spenta.
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