Edgardo Balmelli (1883-1934), originario di Costantinopoli (Istanbul) vive e lavora lungamente a Milano, città che ama e nella quale progetta di tornare a stabilirsi. Ma la morte lo coglie, proprio in un albergo milanese, a 51 anni. Il padre, che lavorava in Turchia in una ditta francese di grandi opere idrauliche e ferroviarie (la ferrovia Costantinopoli - Damasco) gli assicura un'ottima educazione. In Italia Edgardo lavora prima come dipendente in diverse ditte, poi si lancia nel settore dell'imprenditoria privata, in rami diversissimi (è proprietario anche dell'albergo Luxor a Roma), non ultimo anche quello finanziario e degli investimenti in Borsa. In un testamento antecedente tre anni la morte destina la bellissima villa di Lugano a ricovero per anziani e bambini bisognosi e tutto il suo patrimonio, di oltre due milioni di lire, in beneficenza: all'Ospedale Maggiore ne competono 200.000. Il Consiglio Ospedaliero affida la committenza del ritratto ad Antonio Moretti l'anno stesso della morte del benefattore. Solo a opera ultimata ci si accorge che il patrimonio è notevolmente ridotto a causa di traversie economiche di varia natura. Per una quindicina d'anni intercorrono carteggi tra avvocati e quando, nel 1950, l'Ospedale ha la certezza di non ereditare nulla decide di non esporre più il ritratto, che rappresenta il benefattore nel cuore del centro cittadino, sul sagrato di piazza del Duomo, di fronte alla Galleria Vittorio Emanuele. Nel quadro è preminente l'ambiente che si dilata sullo sfondo: nonostante i colori decisi emana una sensazione di freddezza e staticità, che forse un po' dipende dall'attività principale di Moretti litografo prima che pittore (e che comunque opera anche per la Quadreria dell'Istituto dei Ciechi di Milano).