Enrico Marinoni (1881-1947), sesto degli otto figli di un falegname milanese, dopo aver collaborato col padre, decide di mettersi in proprio, e in tutt'altro settore, e apre un piccolo laboratorio di guantaio a Porta Ludovica. Poi espande la sua attività e costruisce una fabbrica in grande stile in Via Meda, che dà lavoro a 300 operai, esportando anche all'estero. La seconda guerra mondiale lo costringe a ridimensionare i suoi progetti di ingrandimento sui molti terreni acquistati intorno alla fabbrica. Nel 1945 lo abbatte anche la morte della moglie, che molto lo aveva aiutato professionalmente. Nel novembre dello stesso anni stila il testamento, in cui destina ai cinque figli (uno dei quali era medico) la legittima, il 15% dell'asse ereditario ai nipoti e il resto del patrimonio in beneficenza, in quote uguali ripartite tra l'Istituto delle Stelline, l'Istituto dei Martinitt, l'Istituto dei Figli della Provvidenza e l'Ospedale Maggiore, Istituzioni che i figli stessi gli avevano suggerito. La commissione del ritratto viene affidata a Silvio Consadori, che esegue un' opera ben impostata, con la figura del benefattore, collocata in maniera non troppo smaccata nel proprio ambiente di lavoro, vigorosamente plastica secondo lo stile novecentista e due ragguardevoli esempi di pittura "alla Sironi", nel quadro appeso alla parte e nello scorcio di paesaggio industriale urbano che si vede dalla finestra.