Ritratto di Enrico Zonda

Enrico Zonda (1871-1925), figlio di Ambrogio, facoltoso industriale del ramo vinicolo, subentra nell'attività paterna insieme al fratello Emilio, alla cui scarsa avvedutezza si dovrà poi, dopo la morte di Enrico, la crisi dell'azienda. Enrico dà prova della sua generosità aiutando cospicuamente il Pio Albergo Trivulzio e costruendo asili e scuole nel Leccese, dove era situata l'immensa proprietà fondiaria della famiglia, che aveva intuito le potenzialità agricole dei territori del Sud Italia. In occasione di un ricovero all'Ospedale Maggiore viene convinto dal suo medico, il primario di chirurgia Baldo Rossi (il medico dscritto da Hemingway in "Addio alle armi") a finanziare la costruzione di un nuovo padiglione per "120 ammalati di chirurgia acuti", essendo i padiglioni già esistenti al collasso per il sovraffollamento. I due fratelli si incaricano del finanziamento totale dell'edificio che fronteggia Via Lamarmora: questo viene costruito a tempo di record, in soli due anni, seguendo i più moderni dettami dell'edilizia sanitaria del tempo, e inaugurato nel 1915 con una fastosa cerimonia alla presenza delle più alte autorità cittadine, a fronte di una spesa di oltre 300.000 lire. Enrico Zonda, personaggio di spicco della "Milano bene", è tra i soci fondatori dell'Automobile Club e vice-presidente della Società Canottieri di Milano. Grande appassionato d'arte, ha, nella splendida abitazione di Foro Bonaparte che divide col fratello, una notevole collezione di quadri: tra questi il celebre dipinto di Emilio Longoni "Due suore osservano un nido", comunemente indicato come "Le capinere", che perviene all'Ospedale nel 1931 con la successiva eredità all'Ospedale del fratello Emilio, della quale fa parte giunge anche questo ritratto di Riccardo Galli. La Commissione Artistica dell'Ospedale aveva commissionato il ritratto ufficiale di Enrico sempre a Riccardo Galli, con gradimento del benefattore, che appunto già conosceva personalmente e artisticamente il pittore.