Erasmo Lucini (1840-1918), avvocato appartenente a una nobile famiglia milanese, alla morte del padre eredita, insieme alle due sorelle, un patrimonio di oltre mezzo milione di lire, cui poco dopo si aggiunge il cospicuo lascito di una zia. Una delle sorelle, Giulia Lucini Colombani, a sua volta benefattrice dell'Ospedale Maggiore, gli premuore. Nel testamento Erasmo Lucini nomina erede universale l'Ospedale di una somma di 400.000 lire, con un vitalizio in favore sorella superstite Matilde e alcuni legati in favore di istituzioni milanesi, tra cui 5000 lire per la Veneranda Fabbrica del Duomo per le porte in bronzo ancora da realizzare. Si preoccupa di dotare di rendite vitalizie le portinaie dei suoi stabili. Alle Raccolte d'Arte dell'Ospedale giungono anche due busti, uno del nonno di Lucini, opera di Pompeo Marchesi, l'altro del padre Ignazio, opera di Francesco Barzaghi. Viene incaricato dell'esecuzione del ritratto Lino Selvatico, che declina l'incarico per lnsufficienza di documenti iconografici. Accetta invece Alcide Davide Campestrini, che dipinge un'opera di ambientazione tradizionale ottocentesca: il ricco arazzo alla parete allude il ceto sociale del benefattore.