Ernesto Redaelli (1878-1942), nato in provincia di Lecco, laureato in ingegneria, si specializza all’estero, poi entra a far parte dell’avviata industria siderurgica di famiglia “Giuseppe e Fratello Redaelli”, fondata agli inizi dell’Ottocento, che già possiede tre stabilimenti, a cui, anche grazie alla valida collaborazione del fratello, ingegner Pietro, ne aggiunge un quarto, a Napoli. Gli affari prosperano anche dopo la morte, a seguito di un incidente, di Pietro, perché durante la prima guerra mondiale le aziende forniscono materiale all’esercito, evitando importazioni d'acciaio dall’estero. A questo intelligente e capace ingegnere lombardo l'industria della trafilatura italiana deve gran parte dell'espansione che acquisì nei primi decenni del secolo. Date le sue competenze, Ernesto Redaelli svolge il ruolo di presidente in altre industrie, metallurgiche e no. Nel testamento nomina erede la moglie, ma, inserendosi nella schiera di industriali benefattori come Romeo, Campari e Pirelli, la prega di "erogare un milione e mezzo per aiutare istituzioni benefiche", a sua discrezione. La vedova stabilisce una distribuzione della cifra tra diverse Istituzioni assistenziali milanesi e all'Ospedale Maggiore destina 200.000 lire; quando Umberto Vittorini declina la commissione del ritratto, fa pervenire alla Quadreria Ospedaliera anche un ritratto "di famiglia" del coniuge, realizzato da Vittorio Corcos nel 1927. Si tratta dell'unica opera di questo artista presente nelle Raccolte della Ca' Granda: benché evidentemente ancora legato a un'iconografia compositiva e pittorica tardo-ottoentesca, è un dipinto molto gradevole e di buona fattura.