La contessa Eugenia Attendolo Bolognini (1837-1914), duchessa Litta Visconti Arese in seguito al matrimonio con Giulio Litta Visconti Arese, è un personaggio di spicco nella società milanese della seconda metà dell'Ottocento. I pettegolezzi mondani dell'epoca insinuavano una sua relazione con il re Umberto I di Savoia. Figlia del conte Gian Giacomo, raffinato collezionista cui si deve la nascita dei Musei Civici di Milano, beneficia l'Ospedale Maggiore in vita: quando, essendo ormai inadeguato l'antico edificio sforzesco, il nosocomio comincia l'espansione al di là del Naviglio, dando inizio al nuovo ospedale a padiglioni, la duchessa nel 1895 fa costruire dall'ingegner Speroni il primo padiglione, denominato appunto "Litta" per la cura delle malattie chirurgiche", in memoria del figlio Alfonso morto in giovane età e lo dona alla Ca' Granda. Quando la nobildonna muore, nel testamento nomina erede la nipote, contessa Lydia Caprara Morando, che a sua volta, nel 1925 e nel 1929 dispone donazioni in favore dell'Ospedale Maggiore, fra cui la cappella di famiglia in Santa Maria delle Selve a Vedano al Lambro (Monza Brianza), l'archivio e la collezione dei ritratti della famiglia Litta. Le donazioni permettono anche alla Croce Rossa Italiana di allestire, in accordo con l'Ospedale, un ospedale galleggiante lungo il Po. Il ritratto della benefattrice viene commissionato dall'Ente, diversi anni dopo la sua morte, ad Alberto Salietti, su suggerimento della stessa contessa Caprara. Il pittore la ritrae esattamente come appare nella fotografia che gli serve da modello, vestita a lutto ma con le celebri perle al collo. Nell'iscrizione sullo sfondo, sotto lo stemma nobiliare, è sintetizzata la storia della donazione alla Ca' Granda. Della duchessa si ricordano molti altri ritratti eseguiti in età diverse, fin da quando era una bambina (due sono conservati alla Galleria d'Arte Moderna di Milano) e la maschera funebre dipinta da Carlo Silvestri.
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