Eugenia Rainoldi (1868-1938), di famiglia assai agiata (il padre Alberico avvocato, la madre benestante) rimane sola con la madre, morendo il padre e il fratello. Riceve un'ottima educazione, parla diverse lingue, viaggia molto. Patronessa di svariati enti di beneficenza, conduce anche una vita sociale brillante. Non si sposa. Nel testamento nomina erede universale dei propri cospicui beni (quasi 4 milioni e mezzo di lire) l'Ospedale Maggiore di Milano, con l'onere di molti legati a parenti e istituzioni assistenziali, allo scopo venisse costruito un Padiglione da intitolare a sé, i genitori e il fratello. Mobili, arredi e gioielli sono distribuiti tra gli amici. Da un caro amico viene suggerito per l'esecuzione del ritratto il nome di Antonio Pasinetti, ma viene invece scelto Lodovico Zambeletti, proposto dai parenti perché l'aveva conosciuto: infatti raffigura con attenzione e precisione la fisionomia del volto della benefattrice, esprimendosi con pennellate rapide sullo sfondo e caratterizzando l'abito più che nei particolari con effetti di luce.