Ritratto di Eugenio Grisetti

Eugenio Grisetti (1822-1874) non beneficia direttamente l'Ospedale Maggiore, benché fosse dedito in vita alla filantropia, come testimoniano gli scambi epistolari con Laura Solera Mantegazza, grande filantropa, patriota, educatrice e pioniera dell'associazionismo femminile in Italia. Grisetti, patriota nel 1848 sulle barricate della Milano delle Cinque Giornate, mazziniano e garibaldino, di professione orafo, miniatore e cesellatore, sposa Angela De Barnardi (1830-1874). Hanno quattro figli. Nel retrobottega del negozio, prima in Piazza dei Mercanti e poi in Largo Santa Margherita, passano scrittori, politici, filantropi; Grisetti vi progetta e realizza anche una macchina che poteva recuperare l'oro disperso nelle sabbie dei fiumi. Sperimentata nelle acque del Serio, avrebbe dovuto interessare il mercato americano dei territori della "febbre dell'oro", quando il suo inventore muore. A tre mesi di distanza lo segue la moglie. I due coniugi non reggono alla morte per parto della terza figlia, dopo aver perso altri due ragazzi adolescenti. L'unica supersitite della famiglia, Elvira, ha appena sei anni. Nel 1933, ormai vedova di Luigi Radaelli, Elvira Grisetti Redaelli destina 400.000 all'Ospedale Maggiore, suggerendo come autori dei ritratti dei genitori i nomi di Piero Gaudenzi e Augusto Colombo. Desiderando ricordare anche il marito Luigi, chiede che venga raffigurato nel ritratto commemorativo che le dedicherà l'Ospedale, per la cui esecuzione propone il pittore Giuseppe Amisani. Nel ritratto di Eugenio Grisetti, Gaudenzi, che è molto richiesto in questi anni dalla committenza alto borghese, e non soltanto come ritrattista, mostra di essersi aperto alle nuove istanze artistiche del Novecento, ma mantenedo un legame ancora solido con la tradizione ottocentesca.