Ritratto di Francesca Meraviglia Bosi

Francesca Meraviglia (1872-1938), di famiglia facoltosa del varesotto (il padre era un ricco negoziante di seta), Dama di San Vincenzo, Visitatrice dell'Ospedale , infermiera volontaria della Croce Rossa durante la prima guerra mondiale e poi durante l'epidemia di "spagnola", sposa Giuseppe Bosi, appartenente a un altra ricchissima famiglia della zona, che sospende addirittura gli studi di ingegneria per dedicarsi all'amministrazione dei beni di famiglia. Francesca eredita un cospicuo patrimonio da uno zio, industriale tessile, che destina interamente alla costruzione di un Asilo Infantile a lui intitolato a Castelletto di Cuggiono. Vedova e senza figli, nel testamento nomina erede universale della sua grande fortuna (4 milioni di lire) l'Ospedale Maggiore, prevedendo che la villa di Ossona (Milano), di sua proprietà, fosse adattata a convalescenziario per bambini, chiedendo il ritratto commemorativo anche del marito e disponendo altri numerosissimi legati. Frequentando l'Ospedale come volontaria si era resa conto della grande difficoltà che incontravano i degenti, una volta dimessi perché ormai non più acuti, ma ancora bisognosi di cure. A lavori ultimati la villa ospita fino a sessanta bambini. L'esecutore testamentario suggerisce per il ritratto il nome di Giannino Grossi, più noto e apprezzato come autore di vedute milanesi che non come ritrattista; la Commisisione Artistica infatti rileva nel dipinto "mancanza di vera ispirazione artistica" . Il quadro è effettivamente impostato in maniera accademica, in uno stile tardo ottocentesco. Il ritratto è "en pendant" con quello del marito.