Ritratto di Giacinta Bonavia

Giacinta Bonavia (1865-1941) appartiene a un'agiata famiglia: il padre Luigi, industriale, è tra i fondatori delle “Vetrerie Milanesi”; anche la madre, Angelina Isola, è di famiglia abbiente, figlia di un ricco impresario edile di grandi opere pubbliche; il fratello Carlo, architetto, collabora con Camillo Boito (cui si deve tra l’altro il progetto della Casa di Riposo per i Musicisti “Giuseppe Verdi”) in importanti realizzazioni anche all’estero; Giacinta riceve un’ottima educazione, anche musicale (è una brava pianista), viaggia molto, si occupa di beneficenza, è Dama della Croce Rossa e vive, per sua fortuna, un’esistenza sempre libera da problemi economici. Nel testamento destina tutto il suo patrimonio a Enti e Istituzioni benefiche e assistenziali: un legato cospicuo, di 1.000.000 di lire in azioni delle “Vetrerie Milanesi” è a favore dell’Ospedale Maggiore, con la finalità di erigere un nuovo padiglione da intestare ai suoi genitori. Non scorda neppure l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) e una rivista animalista “L’idea zoofila”. Dona 20 pregiati dipinti di sua proprietà ai Musei del Castello Sforzesco e i volumi più preziosi della sua biblioteca all’Ambrosiana. La commissione del ritratto viene affidata, su suggerimento di una parente, a Beppe Ingegnoli; l'opera viene accettata dopo il suggerimento da parte della Commissione Artistica di diverse modifiche su elementi dell'ambiente definiti troppo minuziosamente e dalle cromie eccessivamente vivaci (la cornice del camino, il tappeto, la tappezzeria). Nello studio dell'artista a Milano erano conservati due bozzetti a olio del dipinto.