Il ritratto viene commissionato per ricordare il lascito dell'arcivescovo Filippo Visconti (1721-1801), che nel testamento aveva legato i suoi beni al fratello, il teatino Giovan Battista, con la clausola che, alla propria morte, nominasse erede l'Ospedale Maggiore. Il Capitolo della Ca' Granda decide di dedicare un quadro anche ai due fratelli, dopo quello di Paolo Borroni che ritrae il solo arcivescovo. Sull'identità del pittore Perabò rimangono alcuni dubbi: non si sa se si tratti del padre o del figlio, o addirittura di un'opera eseguita a due mani. Il ritratto, che ricalca nell'ambientazione e nella figura del'arcivescovo, quello del solo Filippo Visconti, adotta però l'ingegnoso espediente di raffigurare Giovanni Battista, seduto e ancora vivente nell'atto di leggere il proprio testamento, mentre Filippo, ormai morto, sembra un'apparizione che si materializza alle spalle del fratello, quasi ad ispirargli la stesura delle ultime volontà.
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